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LA STORIA DEI MASTRI D’ASCIA

La più antica testimonianza dell’attività del Cantiere Navale Rodolico è una fattura consegnata nel 1808, registrata negli archivi della Regione Siciliana. Mentre questo documento non specifica la finalità dell’opera richiesta ai Maestri d’Ascia, un secondo e più recente documento, contrassegnato dall’anno 1908, testimonia la fabbricazione di una barca commissionata agli artigiani di Aci Trezza dall’Università degli Studi di Catania e adibita al trasferimento dei passeggeri sulle Isole dei Ciclopi, il piccolo arcipelago antistante alle rive di Aci Trezza, che dall’anno 2004 è un’Area Marina Protetta.
Si presume che il cantiere degli avi di Salvatore Rodolico fosse ubicato a Riposto, ma già il nonno e il padre svolgevano ad Aci Trezza l’attività artigianale. La via che allora ospitava il magazzino è perciò stata intitolata alla famiglia (Via Rodolico).

Nato nel 1937, Salvatore Rodolico apprende il mestiere da giovanissimo. Nel Dopoguerra, le barche da pesca costruite dai suoi familiari misuravano tra i 7 e gli 8 metri in lunghezza. Queste barche, che si chiamano “sardare”, navigavano allora a remi e a vela e venivano usate per la pesca delle sarde, nei pressi della costa, nel golfo di Catania.

La motorizzazione delle imbarcazioni cominciò negli anni Cinquanta dello scorso secolo, quando le sardare vennero munite dei motori fuoribordo. Le barche si ingrandiscono quando si cominciano a pescare i tonni e i pescespada. Si passa a imbarcazioni lunghe 10-12 metri, con i motori entrobordo.
Intorno ai vent’anni, Salvatore Rodolico assunse la guida del cantiere. Alla fine degli Anni Cinquanta, si costruirono nel cantiere i primi grandi pescherecci. La lunghezza di questi variava dai 30 ai 40 metri. La pesca si svolgeva non più solo nelle acque italiane, ma anche in quelle greche e turche. Queste barche erano munite delle comodità di un piccolo appartamento: le docce, i letti, i sanitari.

Guarda Mastro d’Ascia, di Angelo Fragalà


La grande richiesta obbliga i pescatori ad attendere anche cinque anni, per la consegna del peschereccio commissionato. Negli anni Settanta il cantiere consegna fino a 6 pescherecci in un anno. La grande richiesta di lavoro proveniva anche dalla Campania e dalla Liguria. In quest’epoca, il numero degli operai raggiunse numero di 20, di 30. Il Cantiere Rodolico si vanta di non avere mai registrato un incidente sul lavoro. Durando la pesca del tonno e del pesce spada solo una stagione dell’anno, la puntualità della consegna era necessaria. Gli operai del cantiere, costruivano per sé stessi le piccole barche da diporto, quando non erano impegnati con i pescherecci. Il Cantiere Rodolico li autorizzava a utilizzare i suoi macchinari.

Oltre a quello di Aci Trezza, Salvatore Rodolico comprò un cantiere a Riposto, negli anni Settanta. Qui il fondale del porto è più profondo, e permette di collaudare i pescherecci maggiormente inchigliati. Giovanni Dalle Bande Nere è il nome della più grande barca costruita qui.
Abbandonato questo secondo cantiere, Salvatore Rodolico si dedica solo a quello di Aci Trezza, dove lavora con i due figli maschi. L’ultimo peschereccio è stato costruito nel 1990: Agatino, lungo 28 metri.

In quell’anno, il Ministero della Marina Mercantile ha cessato di rilasciare i permessi di pesca. L’attività di costruzione dei pescherecci cessa in tutti i cantieri. Non la concorrenza della vetroresina, bensì la legge ha determinato la fine dei grandi lavori. Da dieci anni, le nuove norme ambientali vietano di tirare le barche a secco ad Aci Trezza, dove la manutenzione invernale dei pescherecci non è più fattibile. È possibile costruire solo piccole barche da diporto.

Oggi Salvatore Rodolico è in pensione ma costruisce modellini, riproduzioni in scala delle barche costruite. Alle scolaresche che visitano il cantiere, Salvatore Rodolico mostra la sua arte di lavorare. Su un pezzo di compensato, indica le misure della barca, meravigliando i ragazzi e i professori che si aspettano di trovare mezzi moderni quali i computer.
Il figlio Gianni, che da sempre accompagna il padre, lavora adesso occupandosi della manutenzione delle barche da pesca piccole e da diporto.

Da sinistra verso destra: Giovanni, Salvatore e Sebastiano Rodolico